di Andreina Baccaro. Pubblicato su Il Corriere di Bologna il 12 gennaio 2018.

BOLOGNA – Il carcere della Dozza trascinato di nuovo al centro di un’inchiesta da un ergastolano che da dietro le sbarre ordinava tranquillamente, parlando al telefono, spedizioni punitive, estorsioni, il pestaggio di chi non aderiva alle sue richieste di denaro e incendi dolosi ai danni di attività commerciali, abitazioni o autovetture. Il boss Mario Illuminato, non aveva mai smesso di fare il boss di camorra, neanche da ergastolano dietro le sbarre del carcere della Dozza. Condannato al carcere a vita per l’omicidio del rivale in amore e in affari Raffaele Guarino, avvenuto nel 2010 a Medesano sulle colline di Parma, è stato raggiunto ieri da una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Parma che è stata notificata anche al suo compagno di cella, S.V. un siciliano ergastolano di 49 anni ma in regime di semilibertà, che quando rientrava in cella gli portava il telefono cellulare.

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