Pubblicato su La Repubblica Bologna il 25 settembre 2019.

I destinatari del provvedimento restrittivo sono Paolo Grande Aracri e Manuel Conte.

Hanno costretto il proprietario di un bar di Parma su cui avevano messo gli occhi a cederglielo gratis, nonostante avesse già ricevuto una caparra da 2.000 euro da altri potenziali acquirenti, e una volta messe le mani sull’attività e dopo averla intestata a un prestanome lo hanno tenuto come dipendente senza pagarlo, obbligandolo addirittura a dare loro 17.200 euro. E quando, dopo pochi mesi, hanno rivenduto l’attività alle stesse persone che prima avevano costretto a ‘fare un passo indietro’, si sono intascati l’intera cifra, pari a 35.000 euro.

Questo, in sintesi, è quanto ha ricostruito la squadra mobile di Bologna, che ieri ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere, richieste dal pm della Dda Beatrice Ronchi ed emesse dal gip bolognese Alberto Ziroldi, nei confronti di Paolo Grande Aracri, nipote di Nicolino, e di Manuel Conte, entrambi appartenenti alla ‘ndrina di ‘ndrangheta dei Grande Aracri e accusati ora di estorsione e intestazione fittizia di beni.

La vicenda, spiega in conferenza stampa il capo della squadra mobile, Luca Armeni, era già emersa nell’ambito dell’operazione antimafia Grimilde, che a fine giugno ha portato all’emissione di 16 misure cautelari. Per i fatti ricostruiti nelle indagini che hanno portato a quell’operazione grande aracri si trovava già in carcere, mentre conte era agli arresti domiciliari. All’epoca, però, il gip non aveva ravvisato, nella vicenda riguardante il bar di Parma, elementi sufficienti per emettere ulteriori misure cautelari nei confronti dei due, elementi che sono poi emersi nel corso dell’estate grazie alle dichiarazioni della vittima e di altri testimoni, ad alcune intercettazioni telefoniche e all’esame della documentazione bancaria.

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