Pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 03/09/2020

La conferma di una presenza forte della ‘ndrangheta nelle province di Milano, Varese, Pavia. È qui che i militari del Comando e del Reparto Anticrimine, con il supporto di unità speciali, cinofile ed elicotteri, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del capoluogo lombardo, nei confronti di 11 persone. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, estorsione, rapina, spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco clandestine ed alterate, tra cui un potente esplosivo, incendio doloso, minaccia aggravata, favoreggiamento personale.

Condotte tutte aggravate dal “metodo mafioso” perché commesse, spiegano i carabinieri, “al fine di agevolare le attività consortili della locale di ‘ndrangheta di LegnanoLonate Pozzolo“. Le indagini, avvalorate dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, hanno consentito non solo di confermare l’assoluta pervasività dell’associazione mafiosa negli apparati pubblici e nelle amministrazioni locali ma hanno permesso di documentare il potere delle cosche di ‘Ndrangheta anche in territorio estero confermandone ancora una volta la vocazione transnazionale.

Tra gli indagati, infatti, ci sono anche un funzionario Anas e due ufficiali della polizia locale dei comuni di Ferno e Lonate Pozzolo, in provincia di Varese. Le indagini hanno documentato “rapporti e condotte illecite di due ufficiali della polizia locale dell’Unione dei Comuni di Ferno e Lonate Pozzolo (indagati ma non destinatari di provvedimenti coercitivi)”. Avrebbero favorito un esponente dell’associazione mafiosa con la rivelazione di controlli ispettivi ai cantieri, e sono ancora in corso le attività di perquisizione a carico degli indagati. Il funzionario Anas, invece, intervenuto in un cantiere di Vanzaghello dell’impresa riconducibile ad uno dei sodali della cosca, pur accertando l’assenza dei permessi necessari all’occupazione della carreggiata, avrebbe prima redatto i verbali di accertamento e poi, in seguito all’intervento dell’affiliato, li avrebbe annullati. Il geometra si sarebbe poi messo a completa disposizione per garantire il completamento dei lavori. A fronte della propria condotta corruttiva, il funzionario avrebbe anche accettato dall’appartenente alla cosca la promessa della dazione di un escavatore.

Nell’inchiesta della Dda di Milano, è stata ricostruita l’attività di favoreggiamento a favore dell’associazione mafiosa commessa anche da un consulente esterno della Procura di Busto Arsizio, già colpito da provvedimento cautelare il 4 luglio 2019 per altri reati. L’indagato era titolare di un’agenzia investigativa con cui faceva il consulente tecnico dell’ufficio giudiziario varesino, ma faceva anche “bonifiche” a favore di un autorevole esponente della locale di “Legnano-Lonate Pozzolo” per il rintraccio di microspie, gps e telecamere installate dalla polizia. Forniva periodicamente informazioni su indagini in corso ed indicazioni tecniche e cautele da adottare per eludere le attività investigative. E’ stata ricostruita, nelle indagini, anche una violenta estorsione a Malta nel gennaio 2020 da parte di un gruppo di indagati diretta espressione della famiglia di Vincenzo Rispoli, “storico capo della locale di Legnano – Lonate Pozzolo”, spiegano i carabinieri. Un imprenditore per cui alcuni indagati avevano lavorato in nero era stato selvaggiamente picchiato per non aver pagato quanto concordato. L’estrema violenza a Malta serviva non soltanto a punire l’imprenditore inadempiente ma a confermare, anche in territorio straniero, che “la ‘ndrangheta non è morta”, come uno degli stessi indagati avrebbe ribadito nel corso di una conversazione intercettata. Le numerose risultanze raccolte in fase investigativa hanno confermatom ancora una volta, la piena ed attuale operatività della Locale “Legnano-Lonate Pozzolo”.

Continua la lettura qui.