Di Lucio Musolino. Pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 11/11/2020.

Nell’inchiesta sulla cosca a Trento spunta anche il nome di Dario Buffa, ora in congedo ma fino a pochi anni fa comandante regionale. Intercettato dal Ros in una telefonata con l’amico imprenditore Domenico Morello, ritenuto “esponente apicale” della ‘ndrina locale, metteva in mezzo anche il presidente del tribunale chiamandolo “quello che beve tanta birra” (ma alla fine non si rivolse al giudice per avere informazioni).

“E allora? Di quella faccenda…”. “Non volevo parlartene per telefono”, “Ah beh certo”. E’ l’11 febbraio 2020 quando al telefono Domenico Morello, ritenuto un esponente apicale della ‘ndrangheta in Trentino Alto Adige, parla al telefono con un generale dell’esercito, Dario Buffa. Il motivo, secondo la Procura di Trento, è che l’alto ufficiale aveva raccolto informazioni da alcune sue fonti confidenziali sull’imprenditore suo amico. Per questo ora Buffa risulta indagato. Sessant’anni, generale di brigata, originario di Pieve Tesino, in Valsugana, Buffa in passato è stato comandante regionale in Trentino Alto Adige e prima ancora da ufficiale ha partecipato anche a missioni nei Balcani e in Afghanistan: oggi risulta “ufficiale in ausiliaria”, cioè è in congedo (dal 2019) con disponibilità per un eventuale richiamo in servizio per 5 anni.

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“E allora? Di quella faccenda…”. “Non volevo parlartene per telefono”, “Ah beh certo”. E’ l’11 febbraio 2020 quando al telefono Domenico Morello, ritenuto un esponente apicale della ‘ndrangheta in Trentino Alto Adige, parla al telefono con un generale dell’esercito, Dario Buffa. Il motivo, secondo la Procura di Trento, è che l’alto ufficiale aveva raccolto informazioni da alcune sue fonti confidenziali sull’imprenditore suo amico. Per questo ora Buffa risulta indagato. Sessant’anni, generale di brigata, originario di Pieve Tesino, in Valsugana, Buffa in passato è stato comandante regionale in Trentino Alto Adige e prima ancora da ufficiale ha partecipato anche a missioni nei Balcani e in Afghanistan: oggi risulta “ufficiale in ausiliaria”, cioè è in congedo (dal 2019) con disponibilità per un eventuale richiamo in servizio per 5 anni.

Il fatto che il generale sia indagato emerge dal sequestro di beni per 2 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza. Il provvedimento ha colpito proprietà riconducibili a tre indagati – Alessandro Schina, Pietro Battaglia e Domenico Ambrogio – tutti arrestati in un’operazione del 15 ottobre quando il Ros dei carabinieri ha dimostrato l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta in Trentino, cosca attiva in particolare nel settore dell’estrazione del porfido. I sigilli sono stati applicati a una ditta di costruzioni di Trento, due società di Roma, 5 immobili e un terreno (quasi tutti a Lona Lases ed Albiano, Comuni confinanti in provincia di Trento), un’auto e quattro conti correnti. Si tratta di beni che la Procura di Trento vorrebbe confiscare “per sproporzione” e che si vanno ad aggiungere a quanto già sequestrato un mese fa.

Dall’inchiesta sono emersi i rapporti tra i soggetti legati alla ‘ndrangheta e la zona grigia del Trentino nell’ambito della quale rientrerebbe anche l’ufficiale che secondo i magistrati era confidente dei mafiosi. L’infiltrazione della cosca calabrese trapiantata nel Nord Italia è a tutti i livelli: “L’attività investigativa – è scritto in un’informativa – ha rilevato che il sodalizio indagato esercita il controllo territoriale anche sfruttando i rapporti dedicati e intessuti con le istituzioni e la politica locale. È l’esempio di Domenico Morello che si rivolge al generale dell’esercito Buffa Dario, per conoscere eventuali procedimenti penali a suo carico, o che si rivolge ai suoi amici dipendenti di banca, per agevolare operazioni finanziarie sui conti correnti aziendali”.

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