Pubblicato su lacnews24.it il 13 febbraio 2019.

La ‘ndrangheta «mantiene intatta la propria supremazia nel traffico degli stupefacenti, non solo a livello nazionale, interloquendo direttamente con i più agguerriti ‘cartelli’ della droga del mondo». Lo evidenzia l’ultima relazione della Dia (primo semestre 2018) consegnata al Parlamento. Le evidenze investigative, rileva la Dia, «continuano a dar conto della sussistenza dei riti di affiliazione, che non costituiscono mai né un retaggio del passato né una nota di colore, in quanto tuttora necessari per definire appartenenza e gerarchie interne, per rafforzare il senso di identità e per dare ‘riconoscibilità’ all’esterno, anche in contesti extraregionali e persino internazionali».

Sul fronte imprenditoriale la ‘ndrangheta appare proiettata «verso ambiti delinquenziali sempre più raffinati», che contaminano l’economia legale con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi. Le infiltrazioni delle ‘ndrine sono consistenti nel Nord Italia dove viene replicato il modello organizzativo, come all’estero, dove sono presenti proiezioni operative in Germania, Svizzera, Spagna, Francia, Olanda e nell’Est Europa, nonché nei continenti americano (specie in Canada) ed australiano. Si tratta, nota la relazione, si una «strategia espansionistica finalizzata innanzitutto a riciclare e reimpiegare i capitali illeciti, utilizzando tecniche di occultamento sempre più sofisticate, frutto principalmente del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni».
Se da una parte si assiste ad un’evoluzione sempre più accentuata delle mafie italiane che agiscono anche nelle city delle grandi capitali europee, dall’altra, la criminalità organizzata trae la “linfa vitale” necessaria a rigenerarsi «in soggetti sempre più giovani, impiegati in professioni poco qualificate o senza occupazione». La relazione della Direzione investigativa antimafia, infatti, evidenzi che, se da un lato le organizzazioni investono sempre di più su «imprenditori e liberi professionisti», dall’altro puntano ad arruolare «operai comuni» e soggetti «in attesa di occupazione» nella fascia più giovane, quella tra i 18 e i 40 anni.

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