di Antonio Anastasi. Pubblicato su Il Quotidiano del Sud il 16 aprile 2019.

«Se ne stanno andando tutti là». A parlare è un investigatore scafato, con alle spalle migliaia di arresti ed esperienze maturate in territori difficili, al Sud. Soprattutto in Calabria. «Qua». Il Nord è «là». E la ‘ndrangheta, una cosa multiforme che riesce ad essere qua e là, sopra e sotto, a destra a sinistra e al centro, una piovra con i tentacoli al Nord e la testa, ovvero il centro di comando, al Sud, oggi è «più là che qua». Perché anche «là» le filiali delle cosche radicate in Calabria si muovono con una relativa autonomia, e i fiumi di denaro investiti tornano soltanto in parte «qua». E anche se gli analisti di Dia e Dna non si addentrano in proiezioni, facili da smentire perché le valutazioni non sono da tutti condivise e c’è pure chi minimizza, una cosa sembra certa: sul fatturato annuo della ‘ndrangheta – quello che in base alle stime più recenti e attendibili si aggira intorno ai 55 miliardi – il “sistema Nord” pesa per «oltre l’80 per cento».

Stavolta possiamo dirlo chi è a parlare. E’ uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta nel mondo, il professor Antonio Nicaso. Del resto, ogni settimana si contano varie operazioni antimafia al Nord Italia. Soltanto nella settimana che è iniziata lo scorso 11 marzo, lunedì sono scattati 19 arresti tra Bergamo e Brescia contro una cellula dei clan reggini che dettava legge con minaccia e violenza nel settore dei trasporti. Martedì 12, invece, manovra a tenaglia contro le proiezioni al Nord della super cosca di Cutro capeggiata dal potente boss Nicolino Grande Aracri. Tre operazioni in un solo giorno. Trentatré arresti con cui è stata sgominata l’articolazione operante nel Padovano e nel Vicentino, inchiesta che il capo della Dda di Venezia, Bruno Cherchi, ritiene il colpo più duro mai inferto ai clan del Nord Est; un sequestro di 40 milioni a carico della “filiale” cremonese della cosca; e un impero da dieci milioni confiscato a un imprenditore contiguo al boss e la cui sede amministrativa era a Milano. Ma le radici non si dimenticano. La settimana successiva è cominciata con un’altra retata della Dda di Torino che ha fatto balzare all’attenzione nazionale perfino l’esportazione del rito religioso vibonese dell’Affruntata in quel di Carmagnola da parte del clan Bonavota.

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