Di Giuseppe Pipitone, pubblicato su “Il Fatto Quotidiano ” il 15.04.2020

Il decreto Liquidità rischia di favorire le associazioni criminali. Il caos provocato dal Covid 19 ha aperto gli appetiti di un altro virus, più perverso e resistente a qualsiasi vaccino: quello rappresentato dalle mafie. Sul provvedimento approvato dal governo nei giorni scorsi per combattere l’emergenza economica provocata dall’epidemia di coronavirus arriva l’ennesimo allarme: è questa volta proviene dal Consiglio superiore della magistratura. Già nei giorni scorsi i capi delle procure di Milano e Napoli, Francesco Greco e Giovanni Melillo, avevano chiesto “urgenti correzioni di rotta sulle disposizioni del decreto che facilita l’accesso al credito. E pure il Viminale aveva inviato una circolare ai prefetti per chiedere “un’attenta e accurata valutazione di tutti i possibili indicatori di rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti”.

Adesso sulla questione interviene Nino Di Matteo, per tutta la vita in prima linea nella lotta a Cosa nostra da pm di Palermo, da alcuni mesi consigliere togato del Csm. “La decisione- senza dubbio opportuna- di immettere ingenti risorse finanziarie nel circuito economico del paese per fronteggiare le conseguenze della pandemia sul tessuto produttivo nazionale rischia di favorire anche le imprese criminali“, dice il magistrato, eletto a Palazzo dei Marescialli da Autonomia e Indipendenza, la corrente di Piercamillo Davigo. Nella seduta del 14 aprile Di Matteo ha chiesto alla sesta commissione del Csm, quella competente per i pareri sui provvedimenti di legge, di discutere i problemi legati al dl Liquidità. Una richiesta avanzata insieme al collega Giovanni Zaccaro, consigliere eletto da Area, la corrente di sinistra delle toghe. La commissione, però, ha respinto l’istanza, ma i due consiglieri riproprorrano l’apertura di una pratica sul dl Liquidità. Sostenuti dai colleghi Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Mario Suriano e Alessandro Dal Moro, tutti di Area, e da Sebastiano Ardita, altro togato di Autonomia e indipendenza.

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