di Andrea Gianbartolomei; pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 23 gennaio 2019.

Un’operazione antimafia nella Vallée come mai se ne erano viste. Imprenditori, politici e amministratori in manette con presunti criminali. Questa mattina i carabinieri del Gruppo Aosta e del Raggruppamento operativo speciale hanno arrestato sedici persone, alcune delle quali ritenuti appartenenti alla ‘ndrangheta e legate alla famiglia Nirta-Scalzone di San Luca (Reggio Calabria), da anni al centro di indagini, processi e confische. L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino ha un nome evocativo ispirato alla Bibbia: si chiama “Geenna”, come la valle vicino a Gerusalemme che era stata maledetta per il culto di Moloch, a cui venivano offerti sacrifici umani.

Associazione di tipo mafioso e concorso esterno, estorsioni tentate e consumate, tentato scambio elettorale politico-mafioso, traffico illecito di droga, detenzione e ricettazione di armi, favoreggiamento personale: sono molte le accuse verso i sedici indagati nei confronti dei quali il gip di Torino – su richiesta della Dda – ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare. Le indagini sono state avviate nel 2014 dai carabinieri di Aosta e del Ros nei confronti di alcuni esponenti della criminalità organizzata calabrese residenti ad Aosta. Secondo quanto diffuso dall’Arma, l’inchiesta ha rivelato “uno scenario di pervasiva infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale” e di documentare l’esistenza di un’associazione finalizzata al narcotraffico di matrice transnazionale tra Spagna e Italia. Secondo gli inquirenti la “locale” di Aosta era guidata da Marco Di Donato in qualità di capo, mentre Bruno Nirta e Antonio Raso erano i promotori e gli organizzatori.

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