Pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 11 ottobre 2019.

I componenti di gruppi rivali, autonomi ma con legami e conoscenze con i boss Contini, Nuvoletta e Mazzarella, sono stati catturati dai carabinieri.

“A Rimini si era creata in via autonoma, un gruppo camorristico”. Parola del procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, sull’operazione che in Emilia–Romagna ha portato a dieci arresti. I componenti di gruppi rivali, autonomi ma con legami e conoscenze con i boss Contini, Nuvoletta e Mazzarella, si stavano fronteggiando in una guerra tra clan camorristici per il controllo del territorio riminese. I carabinieri di Rimini hanno eseguito un’ordinanza del gip del Tribunale di Bologna, Sandro Pecorella, su richiesta della Procura Antimafia. L’indagine, nata dall’intuizione del sostituto procuratore Marino Cerioni e dei militari dell’Arma, ha di fatto stroncato una guerra tra clan camorristi sul territorio riminese, scatenata dal clan emergente, capeggiato da Ciro Contini, 31 anni, nipote del boss dei quartieri Vasto e Poggioreale di Napoli, Edoardo Contini, detto ‘Faccia d’Angelò, come in Gomorra di Saviano.

“L’esigenza di una maggiore attenzione alle infiltrazioni nel territorio – ha aggiunto Amato – l’ho percepita quando abbiamo pensato di dedicare il lavoro di collegamento a fatti specifici da segnalare alla Dda, unendo quindi le diverse forze con una maggiore possibilità di sinergia”. A ottobre 2018 i militari del Nucleo Investigativo si concentrano sull’operatività a Viserba Monte di un’attività di noleggio autovetture, sospettata di riciclaggio. È emerso quello che gli inquirenti definiscono “un sodalizio camorristico capeggiato da Ciro Contini, affiancato dal suo braccio destro Antonio Acampa, 40 anni, e dai gregari Cosimo Nicolì (42) e Armando Savorra (62), pluripregiudicati napoletani da anni residenti in Riviera, nonché da giovani “castigatori” Pasquale Palumbo (44 anni), Francesco Capasso (26) e Fabio Rivieccio (28), tutti già conosciuti dalle forze dell’ordine e in carcere”. Questo nuovo clan, secondo gli investigatori, poteva già contare su un’ampia disponibilità di armi da fuoco.

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